Carlo Varese
Milano 1903 – Zibido S. Giacomo (Milano) 1977

Finestra di via Washington - 1917
Naviglio e casa rossa - 1928
La darsena del naviglio - 1928
Le due sorelle - 1930
Ritratto di zia Ketty - 1938
Lidia in attesa - 1951
Paesaggio di Alassio - 1951
Case e montagne - 1962
Ragazza con frangetta - 1964
marina con barca - 1966
Nudo di donna - 1969
Ragazza davanti alla finestra - 1969
Campagna lombarda - 1976
L'albero solitario - 1976


Carlo Varese nasce da una famiglia di musicisti, ma sceglie fin da giovanissimo la pittura; un piccolo delizioso olio su legno che ritrae il suo studio di via Washington, risale al 1917.

Frequenta in seguito lo studio del pittore Attilio Andreoli, presso il quale conosce Leonardo Borgese, anch'egli allievo di Andreoli e che diverrà poi critico d'arte.

Solo in parte si ritrovano oggi le opere di Varese: esse compaiono su cataloghi di mostre, aste italiane ed estere, in alcune collezioni pubbliche, tuttavia non si è mai riusciti a collocare l'artista in un movimento pittorico particolare, sennonchè quello di una Milano pre e post bellica in grande fermento culturale.
Varese rimane "un isolato" pur frequentando gli ambienti artistici di allora (Galleria Il Milione di Via Brera, via Bagutta ecc..).
Dedicò tutta la vita alla pittura, impegnandosi con saggia e rigorosa autodisciplina, cercando di offrire il meglio, senza irretire il pubblico con espedienti insinceri.

Molti quadri del pittore sono andati perduti nel bombardamento che distrusse il suo studio nel 1944; altri, come la collezione Gritti e la collezione Vercesi non sono mai stati ritrovati.

Negli anni 20- 30, l'abilità pittorica dell'artista è nota a molti: appena ventenne espone una sua opera alla Biennale di Brera.
Nel 1929 espone 20 quadri ad olio alla Galleria Micheli in Milano, via Brera 7.
"Quella del giovane Varese è pittura semplice, sincera: egli non segue nessuna scuola o tendenza contemporanea, non fa parte di nessuna consorteria artistica; apprezza tutto ciò che di buono vi è in ciascuna scuola, ma segue la sua via da solo..."
(E.P. Galleria Micheli -30 aprile – 14 maggio 1929).

Nel giugno del 1931, quando ha solo 28 anni viene designato quale commissario esterno alla Accademia di Brera.

Osservando alcuni quadri di Varese degli anni 30, come ad esempio "Lavandaie sul naviglio" non si può negare un suo affaccio chiarista.
Tuttavia egli prosegue oltre: "...Rinvigorendo la sua concezione strutturale, irrobustendo forma e colore..." come egli stesso afferma in una nota autobiografica.
Fondamentale sarà per Varese la sua amicizia con Carlo Carrà il quale scriverà di lui sull'Ambrosiano (1922- 1928).
L'amico Carrà, non mancherà mai anche negli anni del dopoguerra all'inaugurazione di una mostra di Varese.

Nel 1931 e nel 1935 espone alla prima e seconda quadriennale di Roma, un suo dipinto verrà acquistato da Vittorio Emanuele e in seguito donato al Museo di Villa Giulia a Roma.

Nel 1936, sarà presente con un'intera parete alla Biennale di Venezia; un'altra parete è di Cesare Breveglieri. L'amicizia fra i due è testimoniata da un' ardente e simpatica lettera di quest'ultimo da Firenze nel 1931.

Dal 1939 al 1942, partecipa al "Premio Bergamo" vincendo il primo premio; non si ha documentazione dell'anno

Negli anni 40, Varese si recherà spesso in Svizzera come ritrattista, in Svizzera dipingerà anche molti paesaggi e nature morte di fiori che oggi ritroviamo in cataloghi d'aste estere. Anche Oltr'Alpe espone in diverse gallerie.

Durante la guerra, sfollato in Val Seriana, si ritroverà a dipingere insieme ad Arturo Tosi, azzurrognoli boschi di cèzanniana memoria.

Nel 1946, invitato dall'amico Gino Ghiringhelli, espone alla galleria "Il Milione". Nello stesso anno, per la sua nomea di ottimo ritrattista, confermata anche da una produttiva attività svizzera, gli verrà commissionato il ritratto di Edoardo Azeglio Vicini (Opere d'arte dell'Ospedale Maggiore) Il matrimonio, sempre nel 1946 con una giovanissima donna di 24 anni minore di lui, lo porterà nuovamente lontano da Milano, al punto da rifiutare addirittura la cattedra di "figura" all'Accademia di Brera per avventurarsi nuovamente nella Svizzera tedesca. In Svizzera viene meno avvertita la crisi economica post bellica e ciò gli consentirà di poter mantenere la moglie e le due figlie. Non mancherà tuttavia di partecipare agli eventi culturali della sua città nel dopoguerra; lo troviamo infatti con nuove tele, alle esposizioni del Premio Marzotto tenutesi a Palazzo Reale e alle mostre della Permanente, di cui diventerà socio onorario.

Negli anni 50, altre personali: Nel 1954 alla Galleria Gianferrari di Milano e nel 1959 alla galleria Barbaroux.

Dal 1959 al 1961, Carlo Varese si trova impegnato nella realizzazione dei mosaici sulla facciata della Chiesa di Santa Maria Liberatrice in Milano, commisionatigli dal Cardinale Montini, poi divenuto Papa.

Nel 1966 ben tre mostre personali: alla Galleria Manetti (PC); alla Galleria Cruna (NO) e per fine anno, a Milano, alla galleria Cannocchiale.

Ecco alcune critiche di quegli anni:
Galleria Barbaroux 1959
"…Carlo Varese della sua generazione è uno tra i più dotati: è colorista istintivo, talvolta assai risoluto e ben fortunato..."
(Leonardo Borgese - Corriere della Sera novembre 1959)

"...Molto sincero e dotato di sensibili qualità umane.Varese rimane nell'alveo di un gusto tradizionale rammodernandosi col prudente rispetto dei valori sentimentali."
(Mario Monteverdi).

"...E' un pittore sodo e meditativo che osserva amorosamente la natura e sa interpretarne gli aspetti con sommessa armonia…"
(Mario Lepore - Corriere d'Informazione 29 novembre 1959).

Galleria Cannocchiale 1966 (MI)
"...una pennellata succosa, che contribuisce alla costruzione delle forme, nei paesaggi riesce arioso e vibratamente atmosferico..."
(Mario Lepore - Corriere d'informazione)

Galleria Manetti (PC) 1966
"...La sua pittura è ottima, robusta, vibrante nel denso colore e sempre movimentata..."
(Libertà - Piacenza 10 aprile 1966)

In queste ultime mostre, particolarmente in quella presso la Galleria Cannocchiale a Milano, l'artista sembra affacciarsi ad una dimensione astratta, come anche testimoniano diversi disegni di quell'epoca . L'amicoLeonardo Borgese, presente alla mostra, gli scriverà così nel gennaio1967:
" ...Abbi sempre fede nella buona pittura fatta con colori e pennelli, non metterti anche tu a bucar cartoni coi punteruoli..."
Nel 1968 sarà a Voghera nella sala Arlecchino del palazzo del Comune con una piccola personale.

Nel 1967 collaborerà con Dino Villani, all'epoca circondato dai nuovi artisti emergenti, per promuovere una gara di pittura a Porta Ticinese e parteciperà alla giuria del premio in palio. Gli verrà per l'occasione richiesto, di scrivere qualche parola su di un soggetto pittorico rappresentativo per l'arte e la pittura. Varese sceglie il manichino, e così si esprime:
"Il manichino mi ha sempre invogliato a dipingere, poiché trovo in esso una rappresentazione dell'umano, fuori dalla contingenza e dal carattere di un individuo reale, esso esprime di per sé un valore di umanità universale. Direi che è già nell'arte senza la necessità di interpretarlo."

Nell'ottobre del 1970, Varese sarà in Svizzera per una mostra personale a Winterthur, entusiasta come sempre la critica alemanica del giornale locale.

Nel 1971 è a Milano ed espone alla Galleria Il Vertice in Via Visconti di Modrone. Mario Lepore non manca di dedicargli la sua critica sul Corriere d'Informazione:
"...Sagacia e freschezza di tavolozza. Ciò che rende la sua arte prontamente comunicativa e attraente."
Fa spicco fra le figure la "Eva in blù", tela che ritrae la figlia minore.

Nel novembre del 1975 la sua ultima personale alla Galleria Borromeo a Milano. L'artista è già ammalato e non potrà essere alla serata inaugurale; gli amici lo ricordano e gli testimoniano con una lettera la loro presenza, tra questi: Emilio Vitali, F. De Rocchi e l'immancabile Leonardo Borgese

Ritiratosi nel piccolo comune nei pressi di Zibido S. Giacomo vicino a Milano, Varese lavorerà ancora, all'aperto nella primavera successiva; i ragazzini del paese lo incontreranno con cavalletto e colori o con carta e matita per un disegno, mentre segna accuratamente sul foglio l'ora migliore per ritornare a dipingere.

Carlo Varese muore il 25 maggio del 1977, mentre i navigli in piena e le risaie inondate d'acqua sembrano omaggiare il pittore che con tanto sentimento e onestà li dipinse per oltre mezzo secolo. Una sola mostra postuma, nel 2007, ha ricordato l'artista nel periodo pittorico 1975- 77 a S. Pietro Cusico ( frazione di Zibido S. Giacomo) dove è sepolto. In tale occasione sono state raccolte da Alberto Belotti, curatore dell'esposizione, alcune testimonianze scritte di chi conosceva il pittore.

Laura, la figlia minore, ricorda così la morte del padre:
"Mio padre è stato un pittore. Un pittore prima di tutto, prima di ogni altra cosa. Non fu un cattivo marito o un cattivo padre, ma marito e padre lo fu per caso, pittore no. Anche la morte se ne accorse, quando poche ore prima di portarselo via, seduta intorno al letto con noi figlie e la mamma lo osservava incuriosita: papà con gli occhi chiusi e ormai senza più riconoscere il mondo, faceva scorrere, lentamente, con perizia, a intervalli regolari, il pollice sull'indice piegato. Quel debole corpo impiegava tutte le forze che gli restavano in quel movimento che appariva assolutamente non casuale, ma preciso e sapiente. Riconobbi quel gesto con un lampo di fierezza e gelosia: Papà stava dipingendo e di tanto in tanto spremeva sulla tavolozza il tubetto di colore ad olio.

Carlo Varese
Bibliografia


1925 - IL SOLE - Milano 9 luglio
Collettiva Circolo Solari di Milano


1929 - CORRIERE DELLA SERA - Milano 3 maggio
Collettiva Galleria Micheli di Milano
1928 - 1944 - Articoli di Carlo Carrà sull' Ambrosiano
1929 - CIMENTO - rivista illuustrata di Belle Arti
1931 - L'ITALIA LETTERARIA - 18 gennaio
Nino Bertocchi - Prima Quadriennale Romana
1931 - LA TRIBUNA- Milano - Alberto Francini
1932 - GAZZETTE DE LAUSANNE - ( Losanna)
1936 - LA SERA - Milano 1 giugno
Dino Bonardi : citazione della parete esposta alla xx Biennale di Venezia
1946 - CORRIERE D' INFORMAZIONE - Milano 21 aprile
Leonardo Borgese - Personale Galleria Il Milione di Milano
1946 - IL POPOLO - Milano 21 aprile
C.B. Personale Galleria Il Milione di Milano
1954 - CORRIERE D' INFORMAZIONE - Milano
Leonardo Borgese - Personale Galleria Gianferrari di Milano
1959 - CORRIERE LOMBARDO - Milano 2 dicembre 1959
Monteverdi - Personale Galleria Barbaroux di Milano
1959 - CORRIERE D' INFORMAZIONE- Milano 29 novembre
Mario Lepore - Personale Galleria Barbaroux di Milano
1959 - CORRIERE DELLA SERA . Milano 2 dicembre
Leonardo Borgese - Personale Galleria Barbaroux di Milano
1966 - CORRIERE D' INFORMAZIONE - Milano 7 dicembre
Mario Lepore - Personale Galleria Cannocchiale di Milano
1966 - IL GIORNALE DI PAVIA 3 dicembre
Pino Zanicchi- Personale alla Galleria Cannocchiale di Milano
1966 - L'ITALIA - Novara 28 maggio
Personale Galleria alla Cruna- Novara
1966 - LA LIBERTA - Piacenza 10 aprile
Critica firmata Bag - Personale Galleria Manetti di Piacenza
1967 - CORRIERE DI NOVARA - 9 novembre
Personale Galleria alla Cruna di Novara
1968 - L'AVVENIRE - Voghera
Personale alla Sala Arlecchino di Voghera
2006 - RICORDANDO CARLO VARESE a S. Pietro Cusico (1975- 1977)
a cura di Albero Belotti - settembre 2006
Mostra postuma a S. Pietro Cusico
2006 - VIVI MILANO 13 settembre
Mostra postuma a S. Pietro Cusico

Chi l'ha visto?
Questo quadro ad olio di Carlo Varese, qui in fotografia bianco e nero, ma in realtà coloratissimo e sui toni del bianco e del verde non è mai stato rivisto e ritrovato.
Il dipinto, appartenente alla collezione Vercesi, fu fino al 1980 circa, collocato nello studio del commercialista Carlo Vercesi in Via Fontana a Milano.

Chi avesse notizia di questo o di altri quadri del pittore Varese è gentilmente pregato di contattarci.

Carlo Varese - Galleria

Quadri
Mosaici di S. Maria Liberatrice, Milano
Studi e disegni