Carlo Varese
Milano 1903 – Zibido S. Giacomo (Milano) 1977
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Frequenta in seguito lo studio del pittore Attilio Andreoli, presso il quale conosce Leonardo Borgese, anch'egli allievo di Andreoli e che diverrà poi critico d'arte. Solo in parte si ritrovano oggi le opere di Varese: esse compaiono su cataloghi di mostre, aste italiane ed estere, in alcune collezioni pubbliche, tuttavia non si è mai riusciti a collocare l'artista in un movimento pittorico particolare, sennonchè quello di una Milano pre e post bellica in grande fermento culturale. Molti quadri del pittore sono andati perduti nel bombardamento che distrusse il suo studio nel 1944; altri, come la collezione Gritti e la collezione Vercesi non sono mai stati ritrovati. Negli anni 20- 30, l'abilità pittorica dell'artista è nota a molti: appena ventenne espone una sua opera alla Biennale di Brera. Nel giugno del 1931, quando ha solo 28 anni viene designato quale commissario esterno alla Accademia di Brera. Osservando alcuni quadri di Varese degli anni 30, come ad esempio "Lavandaie sul naviglio" non si può negare un suo affaccio chiarista. Nel 1931 e nel 1935 espone alla prima e seconda quadriennale di Roma, un suo dipinto verrà acquistato da Vittorio Emanuele e in seguito donato al Museo di Villa Giulia a Roma. Nel 1936, sarà presente con un'intera parete alla Biennale di Venezia; un'altra parete è di Cesare Breveglieri. L'amicizia fra i due è testimoniata da un' ardente e simpatica lettera di quest'ultimo da Firenze nel 1931. Dal 1939 al 1942, partecipa al "Premio Bergamo" vincendo il primo premio; non si ha documentazione dell'anno Negli anni 40, Varese si recherà spesso in Svizzera come ritrattista, in Svizzera dipingerà anche molti paesaggi e nature morte di fiori che oggi ritroviamo in cataloghi d'aste estere. Anche Oltr'Alpe espone in diverse gallerie. Durante la guerra, sfollato in Val Seriana, si ritroverà a dipingere insieme ad Arturo Tosi, azzurrognoli boschi di cèzanniana memoria. Nel 1946, invitato dall'amico Gino Ghiringhelli, espone alla galleria "Il Milione". Nello stesso anno, per la sua nomea di ottimo ritrattista, confermata anche da una produttiva attività svizzera, gli verrà commissionato il ritratto di Edoardo Azeglio Vicini (Opere d'arte dell'Ospedale Maggiore) Il matrimonio, sempre nel 1946 con una giovanissima donna di 24 anni minore di lui, lo porterà nuovamente lontano da Milano, al punto da rifiutare addirittura la cattedra di "figura" all'Accademia di Brera per avventurarsi nuovamente nella Svizzera tedesca. In Svizzera viene meno avvertita la crisi economica post bellica e ciò gli consentirà di poter mantenere la moglie e le due figlie. Non mancherà tuttavia di partecipare agli eventi culturali della sua città nel dopoguerra; lo troviamo infatti con nuove tele, alle esposizioni del Premio Marzotto tenutesi a Palazzo Reale e alle mostre della Permanente, di cui diventerà socio onorario. Negli anni 50, altre personali: Nel 1954 alla Galleria Gianferrari di Milano e nel 1959 alla galleria Barbaroux. Dal 1959 al 1961, Carlo Varese si trova impegnato nella realizzazione dei mosaici sulla facciata della Chiesa di Santa Maria Liberatrice in Milano, commisionatigli dal Cardinale Montini, poi divenuto Papa. Nel 1966 ben tre mostre personali: alla Galleria Manetti (PC); alla Galleria Cruna (NO) e per fine anno, a Milano, alla galleria Cannocchiale.
Ecco alcune critiche di quegli anni:
"...Molto sincero e dotato di sensibili qualità umane.Varese rimane nell'alveo di un gusto tradizionale rammodernandosi col prudente rispetto dei valori sentimentali."
"...E' un pittore sodo e meditativo che osserva amorosamente la natura e sa interpretarne gli aspetti con sommessa armonia…"
Galleria Cannocchiale 1966 (MI)
Galleria Manetti (PC) 1966
In queste ultime mostre, particolarmente in quella presso la Galleria Cannocchiale a Milano, l'artista sembra affacciarsi ad una dimensione astratta, come anche testimoniano diversi disegni di quell'epoca . L'amicoLeonardo Borgese, presente alla mostra, gli scriverà così nel gennaio1967: Nel 1967 collaborerà con Dino Villani, all'epoca circondato dai nuovi artisti emergenti, per promuovere una gara di pittura a Porta Ticinese e parteciperà alla giuria del premio in palio.
Gli verrà per l'occasione richiesto, di scrivere qualche parola su di un soggetto pittorico rappresentativo per l'arte e la pittura. Varese sceglie il manichino, e così si esprime: Nell'ottobre del 1970, Varese sarà in Svizzera per una mostra personale a Winterthur, entusiasta come sempre la critica alemanica del giornale locale. Nel 1971 è a Milano ed espone alla Galleria Il Vertice in Via Visconti di Modrone. Mario Lepore non manca di dedicargli la sua critica sul Corriere d'Informazione: Nel novembre del 1975 la sua ultima personale alla Galleria Borromeo a Milano. L'artista è già ammalato e non potrà essere alla serata inaugurale; gli amici lo ricordano e gli testimoniano con una lettera la loro presenza, tra questi: Emilio Vitali, F. De Rocchi e l'immancabile Leonardo Borgese Ritiratosi nel piccolo comune nei pressi di Zibido S. Giacomo vicino a Milano, Varese lavorerà ancora, all'aperto nella primavera successiva; i ragazzini del paese lo incontreranno con cavalletto e colori o con carta e matita per un disegno, mentre segna accuratamente sul foglio l'ora migliore per ritornare a dipingere. Carlo Varese muore il 25 maggio del 1977, mentre i navigli in piena e le risaie inondate d'acqua sembrano omaggiare il pittore che con tanto sentimento e onestà li dipinse per oltre mezzo secolo. Una sola mostra postuma, nel 2007, ha ricordato l'artista nel periodo pittorico 1975- 77 a S. Pietro Cusico ( frazione di Zibido S. Giacomo) dove è sepolto. In tale occasione sono state raccolte da Alberto Belotti, curatore dell'esposizione, alcune testimonianze scritte di chi conosceva il pittore. Laura, la figlia minore, ricorda così la morte del padre: |
Carlo Varese
Bibliografia
1925 - IL SOLE - Milano 9 luglio
Collettiva Circolo Solari di Milano
Chi l'ha visto?